Nunatak n.54-55, autunno-inverno 2019-2020

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Dal Cile alla Guinea, dall’Iraq alla Catalunya, a Hong Kong, al Libano, e ancora Kashmir, Yemen, Siria… Il mondo è in fiamme. Che senso ha, verrebbe da chiedersi, continuare ostinatamente a battere i sentieri delle nostre così “piccole montagne”? Eppure è proprio quando un mondo esplode che possiamo raccogliere, tra le rovine, ciò che abbiamo seminato là dove siamo. È proprio quando un ordine si disgrega che quello che siamo riusciti a realizzare là dove siamo può fare la differenza tra un abisso di tirannia e guerra tra poveri o un nuovo cammino di comunità aperte e solidali. Sono entrambi dietro l’angolo.

SOMMARIO

Editoriale

Come su un guscio di noce bucato… Passaggi migratori e agricoltura di comunità, chiacchierata con Roberto Schellino

La montagna come periferia, di Giobbe

L’acquavite, le norme e il signor Paul, di Yann Renoult

Quelli che il lupo…, di Irene Borgna

Pane e vino e la paga subito! Intervista a un vendemmiatore e a una vendemmiatrice stagionali

Franja, un ospedale partigiano in Slovenia, di Stecco

Hasankeyf, una diga contro le popolazioni, contro la natura e contro la storia,di Aldo Canestrari

Cantieri del TAV in Valsusa. Aggiornamento tecnico, di RadioNoTav

La bon-a bataja, di Tavo Burat

Nunatak n. 51-52 – estate-autunno 2018

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SOMMARIO

Editoriale

From Dhaka to Paesana… solo andata (Lele Odiardo)

Il ventunesimo secolo sarà contadino … o non sarà  (Silvia Pérez-Vitoria)

Bollicine al veleno (Gianni Sartori)

L’Alpine Club e l’invenzione dell’alpinismo nella Gran Bretagna vittoriana (a cura di Giulio)

Il disastro della diga del Gleno, primo dicembre 1923 (Spazio anarchico Underground – Bergamo)

La fata verde (a cura di Achtung)

La Porca Fughéta