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Dal Cile alla Guinea, dall’Iraq alla Catalunya, a Hong Kong, al Libano, e ancora Kashmir, Yemen, Siria… Il mondo è in fiamme. Che senso ha, verrebbe da chiedersi, continuare ostinatamente a battere i sentieri delle nostre così “piccole montagne”? Eppure è proprio quando un mondo esplode che possiamo raccogliere, tra le rovine, ciò che abbiamo seminato là dove siamo. È proprio quando un ordine si disgrega che quello che siamo riusciti a realizzare là dove siamo può fare la differenza tra un abisso di tirannia e guerra tra poveri o un nuovo cammino di comunità aperte e solidali. Sono entrambi dietro l’angolo.
SOMMARIO
La montagna come periferia, di Giobbe
L’acquavite, le norme e il signor Paul, di Yann Renoult
Quelli che il lupo…, di Irene Borgna
Pane e vino e la paga subito! Intervista a un vendemmiatore e a una vendemmiatrice stagionali
Franja, un ospedale partigiano in Slovenia, di Stecco
Hasankeyf, una diga contro le popolazioni, contro la natura e contro la storia,di Aldo Canestrari
Cantieri del TAV in Valsusa. Aggiornamento tecnico, di RadioNoTav